martedì 24 gennaio 2017

STAGIONI MONTANE

Parco di Paneveggio, gennaio 2017
Quasi dieci anni fa, dietro suggerimento di un amico, decisi di aprire sulla piattaforma Flick'r uno spazio per pubblicare, in maniera più o meno continuativa, le immagini delle mie uscite domenicali. Questo accedeva in un periodo in cui le dimensioni informatiche delle fotografie digitali aumentavano a dismisura, e la condivisione via posta elettronica diventava piuttosto onerosa.
Battezzai il primo album Stagioni montane e immaginai la seguente introduzione:
Il cielo dei nostri monti non ha mai lo stesso colore: blu cobalto, canna di fucile, rosa metallizzato, nuvoloso madreperlato, zaffiro trasparente, nebbia londinese, celeste pastello. Lo stesso si può dire delle rocce, dei fiori e dei prati d'alta quota. Tutto scorre, la natura cambia faccia giorno dopo giorno e noi con lei.
Pale di San Martino, gennaio 2017
Un'introduzione che mi sembra oltremodo attuale, considerata l'alternanza sempre più evidente tra inverni pressoché asciutti come quello attuale (con particolare riferimento alla data odierna e all'area dei Monti Pallidi) e stagioni fredde eccezionalmente nevose (prendiamo come esempio gli inverni 2008/09 e 2013/14). Ciò che fa riflettere non è tanto il luogo comune non ci sono più le stagioni di una volta, quanto piuttosto i picchi sempre più estremi del cambiamento: da tutto a niente (e viceversa) nel volgere di pochi giorni, settimane, mesi. Trasformando il luogo comune, si potrebbe affermare che le stagioni non cambiano più come una volta. E qui, con buona pace di chi si ritrova due fette di soppressa sugli occhi, è evidente che c'è lo zampino dell'uomo.

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