lunedì 2 gennaio 2017

MICA SERVE SOLO PER SCIARE

La slavina del monte Serva (inverno 2008 / 09)
Il battesimo del freddo avvenne alla fine degli anni Novanta in Val de Canzoi sulle Vette Feltrine, se non ricordo male una domenica di fine inverno del 1998 lungo il sentiero boscoso che da malga Alvìs conduce verso il fondovalle. Caldo, umido, nuvole basse ed ancora molta neve marcia appesa in modo instabile sui canaloni attraversati dal sentiero. Già durante il pranzo al sacco, a metà giornata, la temperatura pressoché primaverile si era alzata e da lontano avevamo sentito il frastuono delle valanghe. Poi arrivò il momento della discesa e cominciarono i guai.
La neve era pesante e nessuno di noi possedeva ancora delle ciàspe (diventarono un equipaggiamento a portata di tasca degli studenti soltanto qualche anno più tardi): in breve fu chiaro che le slavine ci stavano tagliando la strada, e che avremmo potuto ritornare alla base soltanto "scavalcandole" in velocità, sprofondando spesso fino alla vita e facendo affidamento sui pochi minuti di intervallo fra un distacco e l'altro. Non proprio il massimo della sicurezza, insomma. Eravamo piuttosto incoscienti ma, almeno in quell'occasione, anche fortunati. Tornammo alle auto sani e salvi, ed almeno per quanto mi riguarda imparai la lezione: da quel momento in poi, massimo rispetto per la neve ed il suo incontestabile diritto di precedenza.
La neve è una risorsa, e non soltanto per chi vive di turismo: è un'assicurazione per il nostro futuro, un punto di forza per l'ambiente naturale, ed in ultima istanza anche un investimento per i nostri bisogni primari. Basta osservare le montagne aride e disseccate di queste settimane per comprenderne l'importanza. Ma voglio spingermi ancora più in là: il manto nevoso, nelle diverse forme che assume nelle più svariate situazioni ed epoche dell'anno (Mario Rigoni Stern scriveva che sull'Altopiano ogni tipo di neve ha un nome specifico), appare a volte come un'epifania della forza della natura, un elemento primordiale che crea autentici monumenti ed ispira meraviglia. Proseguo con qualche esempio.
Inverno
La cascata della Pissa (inverno 2008 / 09)
2008/09, la slavina della Bocca del Ròsp (Monte Serva, Dolomiti Bellunesi, foto J.S.).
Forse soltanto i più anziani saprebbero ricordare se un fiume di neve di tali proporzioni fosse in passato un fenomeno ricorrente. Ad ogni modo, nel dicembre del 2008 la slavina era già piombata a quota molto bassa nei dintorni del Col di Roanza, invadendo in più punti i tornanti della strada che sale verso il Cargadòr. Una volta stabilizzato, il "letto" della valanga si cristallizzò nelle caratteristiche forme sferoidali che si vedono nella fotografia, dopo una radicale pulizia del bosco i cui effetti sono visibili ancora oggi.
Inverno 2008/09, la slavina della cascata della Pissa (presso Rivalgo, medio corso del fiume Piave). L'immagine con ogni probabilità non rende giustizia all'aspetto monumentale di questa gigantesca piramide di neve, accumulatasi nel corso di molti mesi ed ancora alta diversi metri nella seconda metà del mese di maggio del 2009. Per la cronaca, il corso d'acqua torbido e verdastro che si vede nella fotografia non è un ruscello qualunque, bensì il fiume Piave.
Inverno 2013/14,
La slavina del Tegnàs (inverno 2013 / 14)
slavina lungo il torrente Tegnàs (valle di San Lucano, Dolomiti agordine).
Altra annata che si ricorda molto generosa di precipitazioni nevose. Frutto con ogni probabilità di diversi e successivi distacchi che hanno contribuito a compattarla e consolidarla nel tempo, questa valanga dimostrò senza dubbio uno spirito di resistenza non comune. Alla fine di settembre del 2014, quando l'estate ormai declinava ed il timone del meteo faceva rotta verso una nuova stagione fredda, la slavina possedeva ancora lo spessore e le proporzioni visibili nella fotografia.
Ecco, questo è il pensiero forse banale che mi viene in mente stasera a proposito della neve, che oggi scarseggia ma in altre occasioni è così abbondante che non si sa più dove parcheggiarla: quest'inverno la producono coi cannoni ad uso turistico, mentre ai vecchi tempi per farla sciogliere non erano sufficienti neanche le cannonate.

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