mercoledì 21 dicembre 2016

LA CODA SOTTO LA PORTA

Colpo d'occhio sulla faglia.
«Mai farsi sorprendere con la coda sotto la porta». Mi è sempre rimasto impresso questo scherzoso intercalare di un forte amico alpinista dei miei paesi - oggi purtroppo andato avanti - mediante il quale egli faceva riferimento a situazioni incresciose ed oggettivamente scomode che potevano comportare la perdita della vita per una semplice sbadataggine o imprudenza.Con un linguaggio più tecnico e meno emozionale, potremmo oggi parlare di punto di non ritorno. La ricetta del mio amico per far fronte ad un siffatto pericolo era la medesima dell’Odisseo omerico, maestro di stratagemmi: «Non è la dotazione tecnica che crea il campione, bensì una certa disposizione psicologica, la forza del carattere e la capacità di sapersi arrangiare».
Mi piace ad ogni modo considerare come la nozione di strada senza uscita possa acquisire una doppia valenza, tanto che rivoltandola come un calzino può perfino assumere i contorni di un punto fermo acquisito, l'occasione (e giocoforza anche la necessità) per guardarsi attorno in cerca di altre strade, un nuovo orizzonte che può aprirsi contro ogni previsione. Certo, sempre se riusciamo a levarci dai fastidi in tempo utile per distinguerlo.
Anche volendo prescindere dal fattore rischio per l’incolumità personale, ho spesso considerato come l’ambiente naturale offra moltissime situazioni e luoghi al limite, non per forza pericolosi ma comunque simbolici, ai quali gli uomini amano assegnare significati particolari che possono cambiare in base al tempo, allo spazio e alla cultura. Mi è capitato di visitare uno di questi luoghi durante le mie ferie estive del 2015 in Islanda, quando le avverse condizioni meteorologiche obbligarono il mio gruppo ad interrompere un trekking nella zona del Landmannalaugar: pioveva a dirotto, e la nostra guida ci propose, oltre ai geyser d’ordinanza, anche una visita al sito della faglia medio-atlantica, un luogo unico al mondo.
Si tratta infatti del solo posto "asciutto" sulla crosta terrestre, mentre la regola ne imporrebbe invece la presenza limitatamente al fondo degli oceani, dove due diversi continenti vengono a contatto: nel caso del parco nazionale di Þingvellir si tratta di un lentissimo moto di allontanamento, ed i due continenti interessati sono Europa ed America, che si fronteggiano dall'alto di due bastioni rocciosi lunghi diversi chilometri ed interrotti ad intervalli più o meno regolari da alcune graziose cascate.
Dentro la faglia, fra Europa ed America.

Þingvellir è anche importante nella storia islandese per essere stato la sede del primo parlamento della storia propriamente detto: era il X secolo dopo Cristo, e nella stessa epoca in cui a casa nostra la politica era impegnata in faccende semiserie come la lotta per le investiture, in Islanda si riuniva con cadenza annuale una conferenza di capi villaggio chiamata Althing che serviva per risolvere le controversie fra le varie tribù ed istituire leggi comuni. Nella medesima sede, nel giugno del 1944, venne proclamata l'indipendenza islandese.
Oltre che un luogo al limite, si tratta dunque di un vero crocevia di scienza, storia, geografia e cultura. Forse nessuno ci è veramente rimasto con la coda sotto la porta, ma di sicuro a Þingvellir molti destini e storie personali sono stati stabiliti nel corso dei secoli.

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