mercoledì 14 dicembre 2016

IL BASSOTTO CHE SFIDAVA LE AQUILE

Sono trascorsi ormai dieci anni dal piccolo dramma familiare raccontato nel pezzo seguente, che mi è capitato di rileggere stasera per puro caso mentre cercavo qualcosa di completamente diverso negli archivi del mio cervellone meccanico.
Un decennio e molta acqua sotto i ponti. All’epoca, tuttavia, questa storia non mi aveva colpito nel profondo tanto per i personaggi coinvolti (tutti ormai conosciuti dal grande pubblico), quanto piuttosto per la situazione in se stessa, nella quale molti potrebbero identificarsi: chiunque abbia perso un cane, un gatto o un altro animale domestico sa bene a cosa mi riferisco.
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Se n’è andato a quindici anni, e tempo fa qualcuno mi ha spiegato come per un quattrozampe come lui si trattasse di un’età ragguardevole, quasi equivalente alla soglia del secolo nel caso dei bipedi. Destino o sfortuna hanno tuttavia voluto che Scopetta, da anni spalla fissa di Franco Miotto, non lasciasse questo mondo per il sopravanzare della vecchiaia. È vero, negli ultimi tempi si era un po’ appesantito e risalire i pascoli sul Nevegàl gli faceva venire il fiatone, ma la vecchia scorza reggeva ancora con qualche rattoppo qua e là.

Nell'arco di soli quindici anni, in compagnia della sua controparte che cammina in posizione eretta, aveva salito più vette dolomitiche del sottoscritto. Niente male per un bassotto tedesco di pelo scuro e liscio alto solo un paio di spanne. Vagabondando per le montagne, grazie anche alla vigile sorveglianza di Franco, era più volte sfuggito per un pelo agli agguati delle aquile che lo avvistavano dall'alto. Per ironia della sorte, proprio alla fine si è trovato indifeso di fronte al predatore più pericoloso, quello che uccide per divertimento, avidità o indifferenza: Scopetta ha concluso i suoi giorni a metà di novembre, per le ferite inflitte dalle ruote di un'automobilista distratta.

Nel 2000, l'anno del premio Pelmo d'Oro per la carriera alpinistica assegnato al padrone, il suo muso nero e appuntito era apparso insieme a Franco sulla copertina dello Scarpone, la rivista mensile del Club Alpino Italiano. Solo un mese fa è stata invece la volta di Alp Grandi Montagne nella monografia dedicata alle Dolomiti Bellunesi, con una bella immagine scattata da Stefano Ardito. Ma non bisogna dimenticare anche la breve apparizione dentro Risvegli e precipizi, il documentario girato dal regista Gino Cammarota per il programma televisivo Geo&Geo.
Anche la scrittrice Luisa Mandrino, nella biografia intitolata La forza della natura (CDA&Vivalda editore, ottobre 2002), gli ha riservato un posto d'onore:
A volte, nei rifugi, un ragazzo che arrampicava, un giovane esemplare di ragazzo pieno di sogni lo riconosceva: «Ma lei è Miotto?». Era lui. Coi capelli bianchissimi, molto corti, glieli tagliava Donatella come gli piacevano. In compagnia di un bassotto tedesco di nome Scopetta. «Scopetta?», chiedeva qualcuno. «L’è femmina?» «No. L’è maschio. Ha fatto il suo dovere», rispondeva Franco, alludendo a certi cuccioli che aveva visto zampettare nelle case del vicinato, molto simili a quel piccolo mascalzone.
Negli ultimi tempi lo avevo visto più di una volta scambiare effusioni anche con Mauro, col quale stabiliva una sintonia quasi perfetta: Scopetta gli saliva in braccio, si abbracciavano, si baciavano a vicenda ed il più delle volte finivano entrambi per addormentarsi in poltrona. «El me canaj», sussurrava in queste occasioni Mauro con complice intesa, «mi e ti son della X Mas». Ciao, Scopetta.

[29 novembre 2006]
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