giovedì 8 dicembre 2016

A CACCIA DI SPETTRI

Un mare di nuvole sulla Val di Zoldo
No, non si tratta esattamente degli Spiriti della Montagna di buzzatiana memoria. Quelli, oltre a spuntare da ogni angolo dei dipinti dello scrittore e giornalista bellunese, sembra fossero piuttosto timidi e che al massimo diventassero un po’ scontrosi quando gli umani si mettevano in testa di costruire una nuova strada in alta quota, come quella sotto le Tre Cime di Lavaredo.

Lo spettro di cui scrivo stavolta è ben più concreto, sebbene assai sfuggente. Si manifesta in luoghi solitari ed isolati come l’alta montagna, e soltanto in particolari condizioni meteorologiche: sole basso con luce radente, umidità diffusa, visibilità non perfetta. In tempi remoti, contesti come quello appena descritto sarebbero stati sufficienti per risvegliare timori superstiziosi e percepire le presenze più inquietanti. Il nostro spettro, a dispetto del nome, costituisce invece un fenomeno ottico ben spiegato dalla scienza: alcuni lo chiamano Gloria, sebbene il suo nome tecnico sia Spettro di Brocken.

Cito dal sempre autorevole Wikipedia: «[…] Essa è un’illusione di un enorme ingrandimento dell’ombra proiettata dall’osservatore, quando il Sole è basso, sulla superficie delle nuvole che circondano una montagna su cui l’osservatore si trova. Solitamente è caratterizzata dalla presenza di una corona luminescente intorno al capo o comunque alla parte più alta della figura».

Lo Spettro di Brocken in vetta allo Spiz de Zuel
La prima volta che avvistai il fantasma era il dicembre del 2011: mi trovavo sulla vetta dello Spiz de Zuel, proprio in vista della Moiazza e sul limite superiore degli strati nebbiosi che poltrivano sul tratto mediano della Val di Zoldo. Sotto i nostri piedi tutto era grigio, mentre sopra le nostre teste il Sole faceva risplendere le vette circostanti di una luce soffusa e quasi onirica. L’apparizione si manifestò allora poco più in basso di noi, ed in quell’occasione colse alla sprovvista tanto il sottoscritto quanto l’amico che mi accompagnava: nessuno dei due ne aveva infatti mai avuto in precedenza alcuna esperienza diretta.

«In mano a gente più credulona, una roba del genere sarebbe già Padre Pio», commentò allora con umorismo un altro amico guardando la foto. In seguito, ma allora sapevo già cosa potevo aspettarmi, l’incontro con questo simulacro luminoso ebbe una replica sulla cresta delle Prealpi bellunesi - le mie Terre Selvagge - sul finire del 2014, con un clima tardo-autunnale che conferiva al paesaggio un’atmosfera quasi tolkieniana degna degli Spettri dei Tumuli.

La Gloria nella nebbia sulle Prealpi bellunesi
E la Gloria, manco a dirlo, era di nuovo lì ad aspettarmi per pavoneggiarsi danzando davanti al mio obiettivo fotografico. Allora mi saltò agli occhi come lo Spettro di Brocken costituisse in fin dei conti l’alter ego trasfigurato del sottoscritto, o meglio dell’ombra che è parte inseparabile di ogni persona. Fu come una lezione di vita: gli spettri, luminosi ed oscuri nello stesso tempo, nascono dalle ombre vere o spirituali che ci portiamo appresso per ogni santo giorno della nostra esistenza.

Nessun commento:

Posta un commento

Caro lettore, questo blog è moderato, e per commentare è necessario prima registrarsi.