domenica 30 dicembre 2012

INVERNO, PER MODO DI DIRE


Sotto i Cadìni di Misurina
Sabato 29 Dicembre 2012: DOLOMITI D’AMPEZZO, Cadìni di Misurina, rifugio Città di Carpi (m 2130).

Gita post natalizia con partenza dal lago di Misurina (m 1750 ca.) e sviluppo su pista battuta alla volta del Col de Varda fino al rifugio Città di Carpi, nelle vicinanze di forcella Maraia. Ritorno a valle per la stessa strada. Circa 600 metri di dislivello, meteo sereno e limpido, ancora piuttosto caldo e senza vento anche in quota.
Molti sciatori indisciplinati sulla pista dei ciaspolatori. Nel rifugio Carpi ci meritiamo un bel vin brulé che attira la curiosità di un escursionista tedesco. «Vino caldo», gli suggerisce il mio socio. «Kalt?» interloquisce lui, equivocando sull’assonanza dell’aggettivo: «Ah, nein, das ist Glühwein!» Bere ombre gelate in pieno inverno non sarebbe il massimo, nemmeno per un teutonico.

mercoledì 26 dicembre 2012

METTI UNA SERA A CENA

Autunno 2005, una serata a San Polo di Piave (Treviso). Un gruppo di amici si ritrova presso il ristorante Gambrinus per festeggiare un’occasione particolare: Ettore De Biasio ritira il premio Mazzotti, attribuito dalla giuria nella sezione montagna alla sua guida Pale di San Lucano edita da Luca Visentini.
Ma a stupire non è tanto il festival, quanto piuttosto il dopofestival: un’orda di montanari assetati sequestra una sala del ristorante fino alle ore piccole della notte mettendo in soggezione i camerieri, obbligandoli a una sfiancante manovalanza con bottiglie e cavatappi, e soprattutto provocando ai poveretti un forte mal di pancia dalle risate. Non proprio come i celebri banchetti finali degli irriducibili Galli nei fumetti di Asterix, ma quasi.
Il breve articolo che segue venne pubblicato sulla rivista Intraisass i giorni immediatamente successivi al fattaccio, col titolo Uomini fuori posto.
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Il più serio è Alessandro Gogna, che in veste di presidente della giuria deve per forza avere un occhio di riguardo per la forma. Anzi no, è Ettore De Biasio a sognare di essere in qualunque posto tranne che davanti alle telecamere e ai flash dei paparazzi. Per non parlare di Luca Visentini, che sul palcoscenico insieme ai premiati sale solo perché questa volta non può proprio farne a meno. San Polo di Piave, sabato 19 novembre: a giudicare dal lusso e dall'atmosfera VIP della serata, la cerimonia conclusiva del premio Gambrinus Giuseppe Mazzotti non sembrerebbe a prima vista un luogo per noi, epidermicamente parlando.

Per quanto riguarda la manifestazione in sé niente da dire, per carità: tutto appare luccicante, efficiente, telegenico. Massimo rispetto anche per le autorevoli decisioni della giuria e la selezione dei testi vincitori, tutti meritevoli del prestigioso riconoscimento assegnato. Ci mancherebbe, e chi siamo noi per metterlo in dubbio? Chissà, forse siamo solo noi montanari, termine inteso in senso ampio, a non saper apprezzare la situazione. Siamo uomini fuori posto, come scriveva tempo addietro Manrico. E la tensione del momento a volte gioca anche brutti scherzi. Per un errore nella scaletta delle premiazioni, ad un certo punto Alessandro Gogna sembra annunciare che il volume Pale di San Lucano del nostro Ettore abbia addirittura vinto il Premio Speciale della Giuria: Franco Miotto già si alza dalla sedia per applaudire, ma si tratta di uno sbaglio. Ad ogni modo, non sputiamo nel piatto dove si mangia: il premio vinto nella sezione Montagna ce lo portiamo a casa con innegabile soddisfazione.

Poi, fino a tarda notte, la comitiva dei montanari si occulta dai riflettori e nella penombra acquisisce nuovamente coscienza della propria unicità e specificità. Davanti ad un calice di rosso, naturalmente. La compagnia è allegra e siamo in tanti: i già citati Ettore, Luca, Alessandro e Franco; ma non mancano anche Mario Crespan, Mauro Corona, Adriano di Casera Ditta e diversi altri. È quasi una rivincita, dobbiamo rifarci delle oltre due ore e mezza trascorse a scaldare le poltrone nel Parco Gambrinus. Arriviamo infine a casa a Belluno che quasi albeggia, in un gelo siderale. Ce l'abbiamo fatta anche questa volta.

sabato 22 dicembre 2012

IMPRONTE SULLA NEVE

Inverno al bivacco Menegazzi, Pale di San Martino
Domenica 16 Dicembre 2012: PALE DI SAN MARTINO, bivacco Menegazzi (m 1737). Passeggiata invernale con le ciaspe con partenza da Villa Sant’Andrea nei pressi di Gosaldo (m 1221) lungo comoda mulattiera, sebbene ripida nel tratto iniziale. Ritorno a valle per la stessa strada. Circa 600 metri di dislivello, 2 ore fino al bivacco, 1 ora per la discesa. Meteo limpido, ma con molta nebbia che ha oscurato il cielo per molte ore del giorno. Neve abbondante al bivacco. Curiosi e suggestivi effetti di luce causati dall’alternanza di nebbia e sole in contrasto con le pareti di roccia soprastanti.

La neve fresca in alta montagna ha sempre qualcosa di fiabesco in queste gelide e cristalline giornate di inizio inverno. La sensazione risulta perfino rafforzata su questi pascoli e boschi sopra Gosaldo dove si stenta a vedere anima viva e ci troviamo lontani mille miglia dal turismo di massa. Le frazioni che compongono il Comune di Gosaldo, sulla strada che porta al passo Cereda ed a mezza via tra le due vallate dell’Agordino e del Primiero, sono ormai una terra di nessuno che si popola quasi soltanto nei fine settimana e le piste da sci sono qualcosa di pressoché sconosciuto. I gruppi di case, raccolti tra loro a formare dei piccoli borghi dall’aspetto molto antico, sono curati ma essenziali.

Sotto e di fronte di noi, seminascosti della nebbia che poco a poco si alza fino a nascondere l’intero cielo azzurro, si notano rispettivamente il Canàl del Mis con i suoi tormentati ricordi dell’alluvione 1966 ed il gruppo montuoso del Cimònega che degrada verso Campotoròndo ed i Piani Eterni. Ci troviamo in uno degli angoli più caratteristici e dimenticati della montagna bellunese ed agordina.

Fa uno strano effetto camminare con le ciaspe e gli scarponi pesanti su una coltre di neve dove non è ancora transitato alcun bipede, ma soltanto una lepre solitaria che ha lasciato la sua caratteristica serie di impronte sulla galaverna. Sembra a prima vista un luogo abbandonato ed oltremodo silenzioso a causa del freddo, ma una volta addentrati nel bosco dietro le case ci accorgiamo che in realtà non lo è affatto: sul manto bianco sono evidenti le tracce del passaggio di intere famiglie di caprioli, cervi, forse anche qualche timida volpe a caccia di piccole prede.

Il sentiero che sale verso il bivacco Menegazzi è pieno di deviazioni, e ad un certo punto di rendiamo conto di non essere i primi: davanti a noi sono ben evidenti le bàleghe (impronte, in dialetto bellunese) di un altro ciaspolatore che è stato più mattiniero di noi. Sono affascinanti, le tracce sulla neve: danno sempre l’impressione di un libro aperto sulla natura ed offrono lo spunto per qualche metafora o similitudine che riguarda la vita. Sulla neve alta avanzare è faticoso specialmente quando la neve non è più farinosa, ma col passare dei giorni si è formata una dura crosta ghiacciata. Ecco dunque che ci fa piacere scoprire che qualcuno davanti a noi si è già sciroppato la parte più difficoltosa aprendo una pista, e che seguendo la traccia del suo passaggio si suda molto meno.

Avanzare in modo parallelo sulla neve alta è una sofferenza abbastanza inutile: molto meglio darsi il cambio come bravi ciclisti e “tirare” un po’ a testa in modo da conservare le forze e limitare la stanchezza del combattimento contro la neve alta. Naturalmente però ci sono delle controindicazioni: il secondo ciaspolatore ha la vita più facile rispetto al primo, ma deve per forza di cose seguire il suo passo e la sua andatura, alternando i passi alla medesima lunghezza. Il che, mica è sempre facile o raccomandabile.

È preferibile dunque seguire pedissequamente le tracce di un pioniere o di un capobranco soltanto per ragioni di opportunità, oppure al contrario scegliere in modo autonomo la propria via di salita accettando di fare più fatica e magari anche la possibilità di sbagliare strada? Difficile da dire, così sui due piedi: ognuno decida per sé. Noi intanto scartiamo a causa della troppa neve la deviazione per la vicina casèra Camp, ed assetati battiamo in ritirata per la stessa via di salita alla ricerca di un boccale di birra.

mercoledì 12 dicembre 2012

LA RIVINCITA DEL BOSCO DEI DOGI


Palantina
L'impianto sciistico di Palantina
Ricevo e ritrasmetto volentieri il seguente comunicato da parte di Toio De Savorgnani, da sempre animatore del comitato per la difesa della foresta del Cansiglio. La notizia consiste nella lungamente attesa “parola fine” pronunciata in via ufficiale dalla Regione Veneto in merito al discusso progetto di collegamento sciistico tra Alpago e Piancavallo.

A tutti quelli che in questi lunghi 25 anni non si sono dimenticati del Cansiglio e hanno testimoniato con la loro presenza ed attenzione la necessità di conservare questo ambiente unico e irripetibile.

Vi mando la notizia con oltre una settimana di ritardo (per problemi di computer), ora è ufficiale, la commissione VAS (valutazione ambientale strategica, riunitasi già a settembre, ma la notizia non era trapelata) ha dichiarato non realizzabili una serie di impianti previsti invece dal Piano Neve (finora solo adottato dalla giunta regionale ma non votato dal consiglio), tra questi anche il collegamento Pian Cavallo - Tambre attraverso Forcella Palantina. Per arrivare a questo risultato sono stati necessari venticinque anni di continua attenzione e presenza, di un paziente lavoro di comunicazione e collaborazione tra tutte le associazioni ambientaliste di Veneto e di Friuli.
Una proposta: ritroviamoci a Mestre il 30 dicembre dalle ore 17 in poi, al Centro Culturale Città Aperta. Il centro si trova in via Col Moschin n. 20, a poche centinaia di metri dalla stazione ferroviaria, alle spalle della Cassa di Risparmio che dà su via Piave (il vialone perpendicolare alla stazione); alla Cassa di Risparmio si gira per via Felisati e dopo pochissimo si trova via Col Moschin. Sarà l'occasione per ripercorrere i 25 anni di marce e manifestazioni, per scambiarci gli auguri, per brindare alla Palantina e al nuovo anno (chi vuole potrà portare, per condividere, qualcosa da bere, analcolico o no, e qualche dolce, al centro ci saranno comunque cioccolata, the e panettoni).
 

Anche sull’edizione odierna del Corriere delle Alpi, a pagina 27, Francesco Dal Mas riassume gli ultimi avvenimenti riguardanti il Bosco dei Dogi:

UN BRINDISI A MESTRE PER IL NO ALLA PALANTINA: Ecoistituto e Mountain Wilderness si ritrovano in terra veneziana per festeggiare la bocciatura del collegamento tra Alpago e Piancavallo.
Ambientalisti ed alpinisti festeggeranno la fine d’anno con un giorno d’anticipo, il 30 dicembre. E non in montagna, ma a Mestre. Il brindisi sarà dedicato alla vittoria sulla Palantina, ovvero al no della Commissione regionale di valutazione ambientale strategica, Vas, al collegamento tra l’Alpago ed il Pian Cavallo.


Ulteriori dettagli sul sito internet di MountainWilderness.